Patrimonio Ambientale

Data di pubblicazione:
14 Dicembre 2018
Patrimonio Ambientale

Il territorio di Panettieri fa parte della Comunità Montana del Savuto e si sviluppa sul versante meridionale dei monti della Sila Piccola, a quote comprese tra gli 850 m ed i 1.237 m s.l.m.

Ha morfologia prevalentemente montana, arricchita dalla presenza di estesi boschi di latifoglie e conifere, distribuiti lungo i versanti in quota tra le vette principali: Colle la Croce e Serra S. Nicola a sud, Monte Comunelli ad est e la zona del “Malitano” a nord.

Numerosi sono i corsi d’acqua che si snodano attraverso valli incantate e ricche di vegetazione. Tra questi il più importante è il fiume Fego affluente del fiume Corace, che segna il territorio nella porzione a nord-ovest fino a giungere ai piedi del centro abitato; seguono la fiumara del Sant’Elia ed il torrente Nero, che scorre ad est lungo il confine comunale e offre, ancora oggi, un ambiente naturale suggestivo ed incontaminato.

I consistenti nuclei boscati, costituiti prevalentemente da castagneti, querceti ed ontaneti, sono in gran parte di proprietà privata e vengono utilizzati per la produzione di paleria e legna da ardere. Molto diffusi sono anche i castagneti da frutto, la cui coltivazione è legata ad una radicata tradizione del comune nel commercio delle castagne.

Accanto ai boschi di latifoglie, sul versante settentrionale di Monte Comunelli e in località Malitano, si ritrovano rimboschimenti di conifere (abeti, pini e douglasie), la cui realizzazione risale al secondo dopoguerra. Passeggiando all’interno dei boschi è facile scoprire lungo gli antichi tratturi segnati dal tempo, secolari castagni e maestosi abeti, che si ergono come muti guardiani a presidio dei luoghi e della memoria. 

Alle quote più basse, ampi pascoli si alternano a piccoli appezzamenti coltivati, che si concentrano nella basse valle del fiume Fego, a nord del centro abitato.

La Flora

Numerose sono le specie vegetali che arricchiscono la biodiversità del territorio. Tra le specie arboree, alle quote più basse dominano il Castagno (Castanea sativa) ed il cerro (Quercus cerris), presente nelle stazioni più calde, l’ontano (Alnus cordata) e altre specie secondarie tra cui il Carpino bianco (Carpinus betulus), il Pioppo tremulo (Populus tremula) e, nelle zone più umide, l’Ontano nero (Alnus glutinosa) ed il Nocciolo selvatico (Corylus avellana). La fascia vegetazionale superiore è caratterizzata dalla presenza di conifere, soprattutto Abete bianco (Abies alba), Douglasia (Pseudotsuga menziesii) e Pino laricio (Pinus nigra laricio), frammisti a qualche gruppo sparso di faggi (Fagus sylvatica).

Alle quote più basse, in vece, l’ambiente ripariale è popolato dalla tipica vegetazione fluviale costituita da Ontano nero (Alnus glutinosa), Salicone (Salix caprea) e Pioppo nero (Populus nigra).

Tra gli arbusti più diffusi si segnalano la ginestra (Spartium junceum), il Biancospino (Crataegus monogyna), il cisto (Cistus salvifolius), la Rosa canina (Rosa canina), il Sambuco nero (Sambucus nigra), il Prugnolo (Prunus spinosa), il Pero selvatico (Pyrus paraster), il Melo selvatico (Malus Sylvestris), l’Agrifoglio (Ilex aquifolium) annoverato tra le specie protette, il Vischio (Viscum album) e la Vitalba (Clemantis vitalba).

Fiori Ed Erbe

Il sottobosco si presenta ricco di specie erbacee e fiori spontanei come i ciclamini (Cyclamen europaenum), gli anemoni (Anemone ortensis), la pulmonaria (Pulmonaria angustifolia), la Dafne (Dafne laureola) ed il Pugitopo (Ruscus aculeatus) e diverse specie di felci, tra cui la felce aquilina (Pteridium aquilina) e la felce dolce (Polypodium vulgare). Durante le stagioni primaverile ed estiva, nei prati situati a quote maggiori, fanno capolino le rotulee (Romulea columnae), le viole (Viola aethnensis), i ranuncoli (Ranunculus montanus), le centauree (Centaurea minore) e l’asfodelo (Asphodeline lutea), detto volgarmente “purrazzo”; in autunno spunta invece il falso zafferano (Colchium autunnale) ed i tipici frutti di bosco quali fragoline, more, lamponi e mirtilli, usati per la preparazione di dolcissime e squisite marmellate. Tra le piante aromatiche è presente il timo serpillo (Thymus serpyllum), l’anice (Pimpinella amisum), il lampascione (Muscari comosum), la menta romana (Mentha viridis) e la mentuccia o nepetella (Calamintha nepeta). Funghi Oltre al Porcino (Boletus edulis), i funghi più apprezzati sono l’Ovulo buono (Amanita Cesarea), il Gallinaccio (Cantarellus Cibarius) e la Mazza di tamburo (Macrolepiota procera).

La Fauna

Simbolo del Parco Nazionale della Sila e predatore ancora presente sull’intero territorio è il Lupo (Canis lupus italicum), vittima, in passato, di vere e proprie campagne di sterminio da parte dei pastori, in quanto ritenuto causa principale delle aggressioni alle loro greggi.

Sebbene non esistano censimenti ufficiali dei lupi presenti sulle montagne calabresi, grazie ad azioni di tutela e ad interventi di ripopolamento, oggi la specie è in ripresa su tutto il territorio nazionale. Tra gli ungulati sono presenti il Capriolo (Capreolus capreolus) e il Daino (Dama dama), in particolare il daino silano, una specie endemica pura, che non ha subito nel tempo inquinamenti genetici e per questa sua peculiarità è oggetto di attività di tutela finalizzate all’allargamento del suo habitat naturale.

Entrambe le specie vivono all’interno di boschi latifoglie di media e alta montagna con ricco sottobosco, alternati a radure e spazi aperti. Atro ungulato, preda ambita per la sua ottima carne è il Cinghiale (Sus scrofa), ospite abituale dei boschi di querce, castagni e faggi, dove si sposta di notte alla ricerca di ghiande, castagne e faggiole. Vive in branchi che, rispetto al passato e a seguito di una scriteriata politica di ripopolamento con specie più prolifiche e meno aggressive, hanno raggiunto dimensioni numeriche tali da diventare dannose per le coltivazioni.

Oltre alla Volpe (Vulpes vulpes), molto diffusa su tutto il territorio nazionale, abitanti frequenti dell’area sono il Tasso (Meles meles), conosciuto localmente come “melogna”, il Riccio (Erinaceus europaneus) e lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris). Il tasso, dal portamento basso e goffo, vive in habitat forestali con presenza di spazi aperti. Presenta una morbida pelliccia di colore grigio con due caratteristiche strisce nere sulla testa. . Altro appartenente alla stessa famiglia è la Faina (Martes foina), dialettalmente chiamata “pitusu”, un agile carnivoro dal mantello folto e bruno e una tipica macchia bianca sul petto. Si nutre di piccoli mammiferi e uccelli. Simpatico frequentatore dei boschi locali, il riccio dalle abitudini crepuscolari e notturne è spesso vittima del passaggio delle auto durante i suoi attraversamenti alla ricerca di cibo. Si nutre di insetti, ma non disdegna frutta, piccoli mammiferi, uova e nidiacei di modeste dimensioni. Passeggiando nei boschi del territorio, tra alberi di pino, abete, castagno e faggio è facile imbattersi nel transito di uno scoiattolo. Chiamato dialettalmente “zaccanella”, lo scoiattolo, è un agile roditore arboricolo dalla colorazione rossastra più o meno scura. Si nutre di ghiande e faggiole e prepara la sua tana sugli alberi, utilizzando bastoncini, ramoscelli e foglie o nelle cavità dei tronchi, creando un morbido letto di lettiera.

Riguardo la fauna ornitica, tra gli uccelli rapaci si ricordano la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco tinnunculus) conosciuto nella zona come “cristariellu” ed il Gufo reale (Bubo bubo). La poiana ha un piumaggio di colore bruno che si apprezza durante il volo. Predatore preciso e molto temibile, caccia in aree a scarsa vegetazione sfruttando le correnti ascensionali e raggiungendo altezze notevoli. La sua dieta è variegata e comprende rettili, piccoli mammiferi, uccelli, grossi insetti e di tanto in tanto animali da cortile, come pulcini, piccioni, coniglietti e gattini. Il gheppio, dal piumaggio color rosso ruggine sul dorso e più chiaro con picchiettature nere sul ventre, preferisce ambienti aperti e nidifica all’interno di grossi tronchi o su falesie di roccia. Si nutre principalmente di topi, arvicole, orbettini, lucertole, ranocchie e anche di insetti, che avvista durante il volo.

Tra le altre specie di uccelli si segnala l’Upupa (Upupa epops), chiamata localmente “pupita”, dalla caratteristica la testa di colore rosso ruggine coronata da una cresta erettile a forma di ventaglio, il Passero d’Italia, la Tortora e la Ghiandaia (Garrulus glandarius), un corvide, il cui nome è legato all’abitudine di raccogliere frutta secca di vario genere e nasconderla in diversi punti del bosco, per poterne usufruire nei periodi di magra.

Lungo fiumi, torrenti e in prossimità di zone umide vive il Rospo (Bufo bufo). Questa specie svolge attività esclusivamente notturna e si nutre di invertebrati, catturandoli con scatto fulmineo della lingua. Altro anfibio presente sul territorio è la Salamandra macchiata o pezzata (Salamandra salamandra), molto diffusa sull’altopiano silano e facilmente visibile nel sottobosco di pinete, faggete e querceti, grazie alla tipica colorazione nera con caratteristiche macchie gialle. Tipico abitante di corsi d’acqua, stagni o pozzanghere, sia di pianura che di media montagna è l’Ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), il cui nome deriva dal caratteristico suono del gracidio e dalla colorazione gialla presente sulla parte ventrale.

Tra i rettili diffuso è il Ramarro (Lacerta viridis), dalla colorazione giallo intenso e verde brillante sulla parte superiore del tronco. Degna di nota, quanto meno per la sua pericolosità, è la Vipera comune o aspis, il serpente velenoso e più diffuso in Italia. Caccia topi, arvicole, lucertole e nidiacei che ingoia interi fino allo stomaco, disarticolando la bocca e aiutandosi con la lingua bifida.

Ultimo aggiornamento

Venerdi 19 Giugno 2020